SHATUSH O BALAYAGE ?
Da quando una famosa modella si presentò al Festival di San Remo 2013 con i capelli bicolori, il “Shatush” è diventato il servizio colore più richiesto in salone. Quest’anno invece, il “Balayage” sembra il servizio colore più trend in assoluto mentre negli Stati Uniti lo chiamano “Ombré Hair”.
QUALE E’ LA DIFFERENZA ?
E’ bene precisare innanzitutto che questi 3 servizi hanno in comune il fatto di creare una schiaritura progressiva ed un contrasto più o meno accentuato tra le radici, le mezze lunghezze e le punte.
Il Balayage è un termine Francese che significa letteralmente pennellata;
Lanciato da Jacques Dessange nei primi anni 90′ per riprodurre l’effetto schiarente del sole nei capelli, il servizio fu chiamato “ Balayage Californiano “ in riferimento al biondo dorato delle Dive Americane sotto il sole della California.
Tecnicamente, si realizza disegnando un V dalla radice verso la punta con il prodotto decolorante. La zona scoperta in mezzo ai 2 bordi del V crea un’ombra che dà il rilievo e sopratutto l’effetto naturale.
Il Shatush è invece un termine di origine Persiana che definisce un tessuto molto delicato da trattare;
Fu lanciato da Aldo Coppola verso la fine degli anni 90’ per riprodurre anche esso un effetto di schiaritura parziale simile all’effetto del sole.
Tecnicamente, il Shatush si differenzia del Balayage grazie alla cotonatura delle ciocche prima di applicare il prodotto decolorante. In questo modo, il “nodo” della cotonatura in radice impedisce al prodotto di entrare a contatto diretto con tutti i capelli (della radice) e crea di conseguenza una zona scura, quindi un’ombra.
[BALAYAGE – LAUREL CONNIE]
L’Ombré Hair è infine un termine mezzo Francese e mezzo Inglese che definisce un colore graduato nei toni e contrasti.
Tecnicamente, si realizza con varie tecniche: con pennello, cotonatura ma anche con le cartine; A differenza del Balayage e del Shatush, l’obbiettivo è sopratutto creare una gradazione di riflessi, per questo motivo l’Ombré Hair è più adatto ai capelli lunghi non necessariamente scalati.
Come si può vedere, uno disegna un V, un altro cotona e l’ultimo utilizza anche le cartine ma il risultato è estremamente simile, dipende infatti dalla base di applicazione chiara o scura, dalla lunghezza e scalatura dei capelli ma sopratutto dalla miscela decolorante più o meno forte.
In linea di massima, non superare 3 toni di schiaritura tra radici e punte al fine di ottenere un effetto naturale anche se la naturalezza non è sempre lo scopo ricercato, anzi, oltre 3 toni di differenza crea un effetto decisamente forte e quindi fashion ma che avrà bisogno di più cura per mantenere il riflesso.
Indispensabile in effetti tonalizzare il fondo di schiaritura dopo lo shampoo con un riflesso ( tecnica Glaze) applicato su capelli umidi. Il riflesso neutralizza, bilancia, correggere il fondo di schiaritura o al contrario serve di base per effetti cromatici di notevole impatto.
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